domenica 20 febbraio 2011

The Dreamers: Impressioni sparse


"Ero diventato membro di quella che in quei giorni era una specie di massoneria, la massoneria dei cinefili, quelli che chiamavamo malati di cinema. Io ero uno degli insaziabili, uno di quelli che si siedono vicinissimi allo schermo. Perché ci mettevamo così vicini? Forse era perché volevamo ricevere le immagini per primi, quando erano ancora nuove, ancora fresche, prima che sfuggissero verso il fondo, scavalcando fila dopo fila, spettatore dopo spettatore, finché, sfinite, ormai usate, grandi come un francobollo non fossero ritornate nella cabina di proiezione."

Difficile esprimersi su questo film senza ripetere cose sentite milioni di volte. Tanti sono i temi trattati dalla pellicola, e avrei bisogno di più visioni per scoprirli tutti, per cui mi limito a dire cosa ho percepito dal mio punto di vista.

1. Libertà, schiavitù e rivoluzione
In The Dreamers il desiderio di libertà porta i protagonisti a rifugiarsi in un mondo fittizio che, paradossalmente, li rende ancora più schiavi: Matthew, giunto a Parigi con la scusa di "dover imparare il francese" ma con la voglia di vivere senza restrizioni, passerà gran parte del tempo chiuso in un appartamento senza contatti con l'esterno; Theo non fa che parlare di rivoluzione ma non ha il coraggio di combatterla, aspettando che gli altri facciano il lavoro sporco; mentre Isabelle non è mai sè stessa, infatti parla e si muove utilizzando solo cose sentite e viste nei suoi amati film. L'unico luogo in cui è libera dalla finzione è la sua stanza da letto, arredata come quella di una bambina e in cui gli altri non possono entrare. Insomma, i personaggi sono dunque imprigionati dal loro stesso desiderio di fuga. La scena finale del mattone che entra rompendo la finestra della casa rappresenta la realtà che fa finalmente ingresso nel mondo dei tre sognatori. Bertolucci ci lascia con un dubbio finale. La violenza è giustificata se riesce a innescare un cambiamento (Theo), oppure l'amore può risolvere ogni contrasto (Matthew)? A noi la sentenza...

2. Il rapporto ossessivo tra Theo e Isabelle
Il rapporto fra i gemelli è stato definito da molti critici un incesto in tutto, tranne che nell'atto sessuale. Io personalmente dissento: è sicuramente un rapporto ossessivo e malsano, ma non incestuoso. I due sono come in simbiosi: vivono insieme, dormono insieme, fanno il bagno insieme. Si considerano come un unicum, per cui quando uno dei due prova piacere fisico anche l'altro si eccita, come se stesse succedendo anche a lui, ecco perchè si costringono l'un l'altro a compiere vari atti sessuali (Isabelle costringe Theo a masturbarsi, mentre lui spinge la sorella a perdere la verginità con Matthew). In una scena Theo sostiene che lui e Isabelle siano gemelli siamesi, cosa impossibile dato che sono di sessi differenti, eppure vediamo sulle loro spalle una cicatrice identica, come se fossero stati separati chirurgicamente. Matthew viene integrato nel gruppo, diviene come un terzo gemello, ma il suo innamoramento verso Isabelle le fa passare meno tempo con suo fratello, che di conseguenza passa una sera con una ragazza: episodio che provoca una crisi in Isabelle, che ha paura di perdere la sua "metà", il suo gemello siamese, senza il quale non potrebbe vivere.

3. Il rapporto con il cinema
Tutto il film è una citazione continua, nonchè un tributo di Bertolucci al cinema: soprattutto quello della Nouvelle Vague su cui si è formato, ma non solo. Inoltre, il cinema è il primo punto d'incontro fra i protagonisti: Matthew, proveniente non a caso dalla California, incontra i gemelli ad una manifestazione di fronte a un cinema di Parigi. Si potrebbe quasi dire che è la New Hollywood che incontra la Nouvelle Vague, non a caso prima fonte di ispirazione per registi come Scorsese, Coppola o Altman...

4. I discorsi comparativi tra Theo e Matthew
Molto interessanti sono i discorsi che i due compiono in due occasioni: nel primo, si discute di Chaplin e Keaton, Matthew preferisce il secondo, Theo il primo. E' un confronto acceso ma amichevole, un confronto pacifico.
Il secondo confronto, stavolta musicale, fra il Clapton di Theo e l'Hendrix di Matthew, diviene uno scontro idelogico, che termina con i due che si urlano addosso.

Gli attori
Concludendo, c'è bisogno di parlare delle fantastiche interpretazioni dei tre protagonisti.
Michael Pitt è al solito ottimo, molto contenuto, mai eccessivo, ma comunque intensissimo. Louis Garrell è fantastico, sembra quasi una versione più cattiva e ossessiva di Jean-Pierre Leaud. Eva Green è perfetta, soprattutto se consideriamo che era alla sua primissima interpretazione. E' intensa, divertente, inquietante, ottima nei suoi sbalzi d'umore. In più mostra una sicurezza da professionista, anche nelle scene di più esplicite ed emozionali: sembra quasi nata per stare davanti alla cinepresa. Dopo le sue pessime prove in Casino Royale e Le Crociate, qui è riuscita a conquistarmi.